Cenni Storici

Il recupero e il riutilizzo delle acque meteoriche è una pratica antica; resti archeologici testimoniano come la raccolta dell’acqua piovana risalga ad almeno 4.000 anni fa, mentre esisterebbero fonti che collocano in Cina le prime cisterne addirittura 6.000 anni fa.
Nel Mar Mediterraneo, già 3.000 anni fa erano conosciute le tecniche corrette per l’accumulo e la distribuzione dell’acqua. A Creta, nel Palazzo di Cnosso del 1700 a.C., era stato realizzato un articolato sistema di raccolta e distribuzione delle acque piovane.

I Romani avevano poi accolto i segreti di tale tecnica applicandola anche alle residenze private. Al centro dell’atrio venivano costruite delle vasche aperte alimentate con l’acqua piovana ricadente dalle coperture il cui troppo pieno era collegato alle cisterne. In questi serbatoi sotterranei potevano essere stoccate al fresco, al buio e in ambiente protetto dalle contaminazioni, grosse riserve di acqua.

La città di Pergamon, in Asia occidentale, è stata a lungo il centro dello sviluppo artistico e scientifico della Grecia antica. La sua forza non dipendeva solamente dalle capacità militari di difesa, ma anche, e soprattutto, dalla possibilità di resistere a lungo agli attacchi esterni sfruttando le riserve interne di viveri ed acqua. Quando l’accesso alle sorgenti e ai pozzi collocati nelle vicinanze degli insediamenti era impedito dall’assedio, veniva utilizzata l’acqua piovana proveniente dai tetti e da altre superfici, stoccata in un gran numero di cisterne di piccole e medie dimensioni, che sono state riportate alla luce dagli scavi archeologici.

Masada
Un altro esempio delle tecniche antiche di riutilizzo delle acque piovane, è costituito dai ritrovamenti nella città di Masada, sorta su un imponente massiccio roccioso nel deserto ebraico a ovest del Mar Morto. Già nel 100 a.C. tale fortezza naturale era stata attrezzata con un sistema di grossi serbatoi per raccogliere le sporadiche ma intense precipitazioni. Il sistema di stoccaggio di Masada è unico nel suo genere per caratteristiche e dimensioni: complessivamente potevano essere stoccati 48.000 m³ di acqua. Le cisterne erano realizzate con roccia sedimentaria localmente reperibile, resistente ma abbastanza facile da lavorare. Di forma per lo più a parallelepipedo, erano sigillate con una malta a base di calce, cenere e sabbia. Lungo le pareti erano fissate delle scale che servivano per le ispezioni di controllo e di pulizia.

Anche altre grandi città del passato come Costantinopoli e Gerusalemme, soprattutto per disporre di riserve idriche ingenti nei periodi di assedio, avevano predisposto un sistema di stoccaggio dell’acqua piovana con una rete sotterranea di cisterne ricavata all’interno delle mura cittadine. Con la caduta dell’impero romano, però, gran parte della cultura e della tecnica del recupero andarono perdute.

In Italia, fino alla metà del Novecento, la pratica della raccolta della pioggia era diffusa in tutto il Sud del paese, come dimostrano i recenti studi sulle tecniche tradizionali per l’accumulo di acque meteoriche svolte nella città di Matera, eppure sembra che questa grande esperienza sia andata rapidamente perduta.
Alla fine degli anni ’70 dopo la realizzazione del sistema acquedottistico nazionale, le antiche cisterne vennero abbandonate e con loro il sapere che ne permetteva l’uso. Certamente oggi non potremmo rinunciare alle risorse idriche messe a disposizione dal sistema di accumulo centralizzato, tuttavia è altrettanto evidente che è necessario dotarsi anche di capacità di accumulo diffuso, realizzando nuovi volumi e soprattutto recuperandone le conoscenze per la costruzione e la gestione.

L’importanza della raccolta dell’acqua piovana per far fronte a parte dei consumi domestici è ormai ampiamente riconosciuta in tutto il mondo. In Australia, negli U.S.A., in Germania e Inghilterra vi sono, ormai da circa 20 anni, numerose strutture pubbliche o associazioni private che promuovono e diffondono la cultura e la tecnica della raccolta della pioggia, e molte imprese impegnate con successo nel settore. In Italia, invece, solo recentemente si sono registrate le prime esperienze e cominciano a prendere forma politiche che favoriscono la raccolta delle acque meteoriche. In base alle valutazioni svolte sui consumi idrici domestici, si può affermare che circa il 50% del fabbisogno giornaliero di acqua può essere fornito da acqua non potabile.

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